“Compatibilità” è il termine utilizzato nello strumento normativo che detta i principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree protette: la Legge 394 del 1991, nota anche come “Legge quadro sulle aree protette”, che ne ha definito la classificazione ed ha istituito l’elenco ufficiale.
Alla base di questa compatibilità c’è la capacità di sopravvivenza di due sistemi principali: quello naturale e quello antropico! Ma come possono coesistere, convivere nella stessa area, due elementi così apparentemente distanti tra loro?
Forse è proprio per rispondere a questa domanda che quasi cento anni fa nacque il Parco Nazionale d’Abruzzo, divenuto poi Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Infatti, “a differenza del meno antropizzato Parco del Gran Paradiso, che venne costituito per prevalenti finalità scientifiche, l’analoga istituzione abruzzese doveva necessariamente sperimentare un modello che armonizzasse in sé canoni della conservazione naturalistica e lineamenti di sviluppo turistico”. (1)
Certamente, dal 1922 ad oggi, diversi periodi storici, personalità e norme da rispettare hanno caratterizzato la gestione del PNALM nel corso degli anni, pur sempre “sorto per la protezione delle silvane bellezze e dei tesori della natura” come fu inciso nella lapide di inaugurazione del Parco il 9 settembre del 1922 presso la Fontana di S. Rocco a Pescasseroli.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo in seguito alla sua nascita ispirò molti altri territori a seguire l’esempio ma, istituzione a parte, ciò che davvero rappresentò un grande cambiamento nel rapporto uomo-natura, tipico di quei tempi, fu l’attivismo appassionato e determinato dei promotori del Parco, persone impegnate a livello accademico e dirigenziale che percepirono il grande rischio di perdere in poco tempo il patrimonio naturalistico a causa dell’abolizione della Riserva di Caccia reale dell’Alta Val di Sangro.
Giungendo ai tempi attuali, e quindi al ruolo dei Parchi Nazionali come inteso nella legge quadro, le aree protette nascono con l’esigenza di legare i problemi della salvaguardia a quelli dello sviluppo: la conservazione della natura non ha, infatti, significato se questa non viene messa a disposizione di un numero sempre più esteso di persone che vi interagiscono in un rapporto di armonizzazione. Infatti, oltre al ruolo fondamentale nella conservazione, alla pianificazione e gestione delle aree protette vengono richiesti contributi in senso ecologico, sociale ed economico verso le comunità locali. (2)
Tale contributo sarà sempre più evidente quanto più saremo in grado di riconoscere l’importanza ed il valore ambientale, sociale ed economico della biodiversità e dei servizi che un ecosistema integro è in grado di fornire, oggi detti appunto servizi ecosistemici.
Queste le due parole chiave che da sempre orbitano attorno al concetto di area protetta, e che purtroppo raramente sono percepite dalle comunità che vivono in un parco nazionale, se non tramite la testimonianza di chi sceglie di visitare il parco stesso.
Si tratta di due concetti cardine nello studio e nella gestione delle aree protette, affinché queste possano rappresentare una immensa “rete ecologica”, sia connettendosi tra loro sia permettendo la connessione di tutte le diverse forme di vita che custodiscono al loro interno.
Cosa vuol dire quindi Parco Nazionale se pensiamo a “100 anni di connessioni ecologiche”?
In parole semplici sta ad indicare il ripristino o la conservazione del buon funzionamento degli ecosistemi che ne caratterizzano il territorio, che si traduce in un eccellente livello di biodiversità presente, che a sua volta sarà sempre in grado di fornire servizi di supporto alla vita delle comunità animali (tra cui anche l’uomo) e vegetali che lo abitano.
Nel PNALM oggi vivono e si riproducono specie animali e vegetali di straordinaria importanza come l’Orso bruno marsicano, il Camoscio d’Abruzzo e il Lupo appenninico, il Pino nero di Villetta Barrea, il Pino mugo e rarissime orchidee, a testimonianza che gli ambienti più impervi e difficilmente accessibili, come quelli dell’Alto Sangro, conservarono nel tempo le caratteristiche ecologiche necessarie a garantire un rifugio ideale per queste specie, permettendone poi l’espansione sul territorio strettamente connessa al miglioramento ed alla conservazione degli ecosistemi perseguita dal Parco.
Una passeggiata lungo i sentieri che attraversano i nuclei originali del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, le sue foreste vetuste o i suoi pascoli d’alta quota, rispettando tutte le indicazioni ed i regolamenti del Parco, ci permetterà di comprendere con un semplice colpo d’occhio e con forti emozioni la complessità, il funzionamento e la bellezza della “compatibilità” che ho provato a raccontarvi in questo brevissimo articolo!
Caterina Palombo
(1) Lorenzo Arnorne Sipari (2019), La discussione sui parchi nazionali tra età liberale e fascismo, in Origini e primi anni di vista del Parco Nazionale d’Abruzzo nella “Relazione Sipari” del 1926.
(2) Watson, J. E., Dudley, N., Segan, D. B., & Hockings, M. (2014). The performance and potential of protected areas. Nature, 515(7525): 67-73.