Il verde e’ il colore che per antonomasia afferisce al mondo naturale ed in particolar modo al regno dei vegetali. Tuttavia per le piante il verde rappresenta quella quota di radiazione solare che viene rigettata o meglio riflessa. In definitiva se provassimo a crescere una pianta con luce verde questa morirebbe.
Non tutte le piante però hanno scelto il verde, alcune infatti possono apparire di ben altra colorazione come ad esempio il rosso. Sono specie che si sono adattate a bassi tenori di clorofilla anche per difesa. Infatti questa nuova colorazione rende evidenti, per contrasto, gli insetti fitofagi, generalmente verdi, rendendoli vulnerabili ai loro predatori.
Le piante sono alla base dei delicati meccanismi ecologici che compongono la blasonatissima piramide ecologica. Si dice che sono organismi autotrofi, ovvero in grado di autoprodurre le proprie risorse alimentari. Per questo si distinguono dagli eterotrofi che si nutrono di altri organismi.
La loro forza sta nel verde, nella clorofilla che sequestra energia radiante dal sole per comporre materia organica da elementi semplici quali acqua, anidride carbonica e luce. La stessa energia che viene via via traferita ai vertici più alti della catena alimentare.
La foglia e’ una straordinaria opera di ingegneria naturale: offre una superficie estesa a fronte di un limitato volume. Ciò consente di raccogliere la massima energia solare su un supporto costruito con il minor dispendio energetico possibile. In ambienti meno ospitali il meccanismo e’ inverso.
Gli organismi vegetali possono mostrarsi timidi; ben noto e’ il fenomeno della ritrosia delle chiome che e’ da tempo oggetto di studi scientifici. Le parti aeree di alcune specie arboree, quando densamente rappresentate su una superficie forestale, sono elusive le une delle altre. Le spiegazioni plausibili vanno dalla competizione per la luce, alle strategie di difesa contro patogeni diffusivi, alla reciproca abrasione meccanica ad opera del vento.
Alcune piante hanno evoluto strategie di contrasto alla penuria minerale del substrato alimentandosi di insetti. Questo e’ il caso della pinguicola che, a livello delle foglie basali, secerne mucillagini vischiose che trattengono gli insetti mentre altre sostanze enzimatiche li digeriscono: un apparato digerente ben architettato. Tuttavia la stessa pinguicola impiega molte energie per costruire uno stelo robusto e sufficientemente proiettato in alto per evitare che l’insetto pronubo finisca vittima della trappola mortale.
Le piante sono in grado di comunicarsi un pericolo. Emettono sostanze volatili quado si sentono minacciate dalla presenza di erbivori o insetti fitofagi. La loro e’ una strategia sociale che serve da monito per le conspecifiche che subitaneamente rispondono con la produzione di sostanze tossiche per l’aggressore. In altre circostanze le sostanze emesse fungono da attrattori per specie animali che si nutrono degli stessi fitofagi. L’odore dell’erba appena sfalciata e’ un tipico esempio di questo fenomeno. Altre sostanze sono meno percepite dall’olfatto umano.
Il mondo vegetale e’ un’architettura complessa di forme più o meno evolute di organismi viventi. Sembrerebbe strano, tuttavia le piante arboree sono molto meno evolute di quelle erbacee. Infatti quest’ultime hanno sviluppato cicli vitali accorciati attraverso i quali, celermente, nascono, crescono, si riproducono: garantendo in modo veloce la trasmissione delle loro caratteristiche genetiche alle generazioni future.
La botanica aiuta a comprendere la dimensione biologica della vita: fragile, vulnerabile e fugace.
Articolo a cura di Pietrantonio Costrini (grazie per il prezioso regalo!)
(Laureato in Scienze Naturali e Biologia, ha lavorato per tre anni presso il Dipartimento di Genetica Vegetale dell’Università di Bologna. Attualmente collabora con l’associazione Salviamo l’Orso e lavora per Rewilding Apennines come Bear Ambassador).
Crediti immagini:
Immagine di mdjaff su Freepik
Immagine di onlyyouqj su Freepik