Quest’anno ho cominciato molto presto a lavorare all’edizione 2025 de “Il Giardino Nascosto”, impiegando gran parte del mio tempo libero nella realizzazione di un calendario. Come ogni anno, questo mi porta a creare un programma ricco di eventi escursionistici, incentrati sul tema del riscaldamento globale.
Spinto dalla passione, ma soprattutto dalla crescente urgenza di affrontare un argomento che si sta insinuando sempre più nelle nostre vite, non posso ignorare il fatto che l’anno appena concluso sia stato il più caldo mai registrato. Tutto lascia presagire che il 2025 batterà ancora una volta questo triste record.
Quest’anno avremo numerosi ospiti: esperti che, attraverso le loro competenze ed esperienze, ci spiegheranno cosa sta accadendo nei loro rispettivi ambiti e come tutto sembri convergere verso la stessa direzione. Ho cercato di riassumere le ragioni che mi hanno spinto a dedicare le mie escursioni a un tema che ormai dovrebbe essere parte della nostra quotidianità.
(Testo liberamente tratto da “La vita del nostro pianeta” – serie TV)
Buona lettura!
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All’inizio dell’Olocene, gli esseri umani si erano spostati dall’Africa verso quasi tutti i continenti, diventando i predatori più pericolosi del pianeta. Contribuirono all’estinzione globale di molti grandi mammiferi terrestri, ma la lotta per la sopravvivenza era ancora impari. La nostra storia sarebbe stata breve se non avessimo compiuto l’impensabile: sfuggendo all’incertezza della caccia, stringemmo una vera e propria alleanza con la natura.
Grazie a un clima stabile durato oltre 10.000 anni, i nostri antenati svilupparono un legame unico con le piante. Selezionarono alcune specie e ne piantarono i semi nei luoghi più favorevoli alla loro crescita. Queste cure e attenzioni aumentarono le probabilità di sopravvivenza delle piante e, in cambio, gli esseri umani ne furono ricompensati: impararono a produrre più cibo e a conservarlo per tutto l’anno.
Dove coltivavano, prosperavano, perché avevano scoperto come garantirsi una fonte alimentare stabile. Il processo evolutivo non si fermò lì: impararono ad addomesticare anche gli animali. In tutto il mondo, molti cacciatori abbandonarono la vita nomade per dedicarsi all’allevamento e così le terre selvagge si trasformarono. La lotta per nutrirsi era finita, la popolazione mondiale crebbe e la società divenne più complessa, con nuovi lavori e specializzazioni. Era l’alba della civiltà.
Un traguardo che nessun’altra specie aveva mai raggiunto: sottrarsi al giogo della natura e controllarla. Agricoltura e allevamento cambiarono tutto. Ma un’altra rivoluzione era alle porte.
Il nostro ingegno ci ha condotti più lontano di quanto avremmo mai immaginato. La storia della nostra civiltà è scritta sulla superficie della Terra: ciò che un tempo era selvaggio è stato perduto.
Il nostro successo, però, rappresenta anche un pericolo, per noi stessi e per il nostro pianeta. Oggi stiamo causando una nuova estinzione di massa.
1. I terreni destinati all’agricoltura occupano i 3/4 delle aree abitabili del pianeta.
2. A causa della CO₂ che emettiamo, la Terra si sta riscaldando a una velocità mai vista negli ultimi 500 milioni di anni.
3. Stiamo rendendo gli oceani più caldi e acidi, distruggendo l’equilibrio naturale e uccidendo una quantità impressionante di specie marine.
4. Siamo la causa di eventi climatici estremi, incendi e siccità, che stanno riportando il pianeta alle sue origini aride.
Il problema non è solo ciò che stiamo facendo, ma il fatto che lo stiamo facendo troppo e tutto nello stesso momento. E, come se non bastasse, a una velocità paragonabile a quella di una meteora. (Ricordate quella che pose fine all’era dei dinosauri nel Giurassico?)
Per quanto rare, le estinzioni di massa cambiano il corso della storia come nient’altro. Finora, la Terra ne ha vissute cinque, ognuna delle quali ha spazzato via il 75% delle forme di vita presenti sul pianeta.
“Inoltre, la specie dominante all’inizio di un’estinzione di massa non è mai la stessa alla fine.”
L’ultima si è verificata 66 milioni di anni fa, ma ora siamo in rotta verso la sesta. Solo negli ultimi 50 anni, la fauna selvatica è diminuita di circa il 70% e, stavolta, i responsabili siamo noi.
Nonostante queste previsioni allarmanti, c’è ancora una speranza. Noi siamo la prima specie, in 4 miliardi di anni di vita sulla Terra, a comprendere cosa sta accadendo e, soprattutto, a sapere cosa serve per porvi rimedio. Il nostro intelletto ci ha condotti fin qui ed è l’unico strumento che può salvarci.
Il futuro del nostro pianeta non è ancora scritto: le nostre azioni determineranno il prossimo capitolo della storia.
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