Un percorso storico, culturale e naturalistico tra i più frequentati del Parco, nella zona di confine a cavallo tra l’Abruzzo, il Lazio e il Molise. Con una non troppo faticosa ma piacevole passeggiata si può raggiungere uno dei bacini lacustri naturali dell’area protetta, il cui nome, “Vivo”, porta appunto l’escursionista a riflettere sull’ambiente carsico che ospita questo specchio d’acqua che ogni anno nasce, vive e muore.
Infatti nella tarda primavera, dopo lo scioglimento delle nevi, si può ammirare il lago, posto a 1591 mt, nel pieno del suo splendore, ma man mano che la bella stagione avanza il lago perde la sua capacità idrica, lasciando un ambiente umido che a quell’altezza è sempre ricco di mille sorprese, tra le quali i segni di presenza dell’Orso Bruno Marsicano. Non è difficile imbattersi nelle sue inconfutabili tracce quando si sposta in questa zona alla continua ricerca di piante e insetti ormai indispensabili per la sua dieta.
Il sentiero che conduce a monte è posto nella Valle dell’Inferno, nome attribuitogli per via della lavorazione continua del carbone che per anni ha visto pennacchi di fumo ergersi tra le fronde di faggio. Si attraversa qua e là un torrente ormai secco, circondati da faggi segnati dal tempo, nodosi e contorti, che sembrano voler bloccare con le loro radici gli enormi massi erratici che si trovano lungo la via. Il capitello dedicato alla Madonna delle Grazie o del Buon Passo testimonia che la fatica della salita è ormai terminata, e il sentiero si fa più dolce prima di aprirsi su una grande radura erbosa.
Ancora qualche passo e si potrà godere della vista del Lago (se si sale in estate ci si accontenterà di qualche pozzanghera o di un tappeto color verde acceso) e insieme di uno splendido panorama su tutta la zona protetta del Parco Nazionale d’Abruzzo, con in bella evidenza le cime di Monte Tartaro (2191 mt.) e Monte Petroso (2249 mt.).